Dimenticare o, peggio, sottovalutare la dichiarazione dei redditi può sembrare un errore a basso impatto, almeno finché non arriva una notifica dall’Agenzia delle Entrate. Ma i numeri parlano chiaro: secondo la Relazione sull’evasione fiscale del MEF, in Italia il “buco” fiscale supera i 96 miliardi di euro annui. Una parte consistente è legata proprio a dichiarazioni mai presentate o incomplete. Non è un caso isolato, non è solo teoria: è un rischio reale che può colpire imprenditori, liberi professionisti e aziende. E quando scattano le sanzioni, il peso non è solo economico. È reputazionale, è legale, è personale. Vediamo insieme, con chiarezza e senza tecnicismi inutili, cosa comporta l’omessa dichiarazione dei redditi e come rimediare prima che il problema diventi ingestibile.
Come sanare un’omessa dichiarazione dei redditi?
Se hai saltato una dichiarazione, la prima cosa da sapere è questa: non tutto è perduto.
Il nostro ordinamento ti offre uno strumento prezioso, il ravvedimento operoso (art. 13 D.Lgs. 472/1997). Funziona così: puoi regolarizzare la tua posizione pagando le imposte dovute, gli interessi legali e una sanzione ridotta rispetto a quella piena: con l’entrata in vigore del D.Lgs. 158/2023, parliamo di una sanzione che a certe condizioni è pari al 75% dell’imposta dovuta, mentre la sanzione piena è pari al 120% delle imposte non dichiarate. Ma attenzione: il ravvedimento è possibile solo se l’Agenzia delle Entrate non ha ancora avviato controlli. Tempismo, in questi casi, è tutto. Immagina la tua situazione come una trattativa con il tempo: prima ti muovi, più condizioni favorevoli puoi ottenere.
Quando va in prescrizione la mancata dichiarazione dei redditi?
Conoscere i tempi gioca un ruolo strategico. In base all’art. 57 del DPR 600/1973, l’Agenzia delle Entrate ha tempo fino al 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello in cui avresti dovuto presentare la dichiarazione. Se ad esempio non hai presentato la dichiarazione per l’anno fiscale 2024, il termine di prescrizione scadrà il 31 dicembre 2032. Questi margini sono fondamentali per valutare le tue opzioni e, se serve, per impostare una strategia difensiva o di regolarizzazione ben calibrata.
Come calcolare la sanzione per omessa dichiarazione?
Essere chiari sui numeri è essenziale. Come stabilito dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000, se l’imposta evasa supera i 50.000 euro, si entra nel penale: reclusione da 2 a 6 anni. Ma anche sul piano amministrativo, i calcoli sono precisi: la sanzione base è pari al 120% dell’imposta dovuta. Con il ravvedimento, puoi scendere al 75%. Facciamo un esempio: per 20.000 euro di imposte non dichiarate, la sanzione piena può arrivare a 24.000 euro. Con il ravvedimento operoso, si scende a 15.000 euro, più il tributo e gli interessi legali. Non trascuriamo poi i casi di dichiarazione tardiva: se presenti la dichiarazione entro 90 giorni dalla scadenza e non sono dovute imposte, parliamo di una sanzione fissa e molto più lieve (250 euro, ridotta ulteriormente con ravvedimento).
La scelta è tua, ma il tempo non aspetta
La linea è sottile, e aspettare peggiora solo la situazione. Prima ti muovi, più opportunità hai di risolvere in modo sostenibile, con costi e rischi ridotti al minimo. Se hai dubbi sul calcolo sanzione omessa dichiarazione dei redditi o vuoi costruire insieme una strategia concreta per regolarizzare la tua posizione, siamo qui per questo. Scrivici su info@cclegal.it.
Avv. Giorgio Mangiaracina – Avv. Giorgia Franco