Secondo i dati ISTAT pubblicati il 1° luglio 2024, oltre 2 milioni e 322 mila persone in Italia, tra i 15 e i 70 anni, hanno subito almeno una forma di molestia sul lavoro nel corso della loro vita. Di queste, circa l’81,6% sono donne. A questo numero già impressionante si aggiungono altre 298 mila donne vittime di ricatti sessuali in ambito lavorativo. Le statistiche mostrano che le molestie sul lavoro non risparmiano né uomini né donne con titoli di studio elevati, né tanto meno ambienti pubblici o privati. Le categorie più colpite, tra le donne, sono operaie (16,4%), impiegate e quadri direttivi (15%). Il dato più preoccupante, però, riguarda il silenzio: l’86,4% degli intervistati dichiara di non avere, nel proprio luogo di lavoro, una persona a cui rivolgersi per denunciare o chiedere aiuto: la consigliera di fiducia.
Il ruolo della consigliera di fiducia nella prevenzione delle molestie
Di fronte a questi numeri, è chiaro che servono strumenti concreti di prevenzione. E proprio qui si inserisce la figura della consigliera di fiducia, un presidio fondamentale per la tutela dei lavoratori contro molestie e discriminazioni. La consigliera di fiducia è una professionista esterna, indipendente, a cui i dipendenti possono rivolgersi in totale riservatezza. Il suo compito? Ascoltare, supportare, monitorare e intervenire in caso di disagio lavorativo, discriminazione o violenza psicologica. Un vero e proprio punto di riferimento che può cambiare il clima aziendale e proteggere il benessere delle persone.
Cosa può fare un imprenditore per tutelare i propri dipendenti?
Gli imprenditori non solo possono, ma devono intervenire. La legge impone loro l’obbligo di garantire condizioni di lavoro sicure, ma oltre all’obbligo legale esiste una responsabilità etica e culturale. Il primo passo è riconoscere che per molestia si intendono tutti quei comportamenti indesiderati, anche verbali o psicologici, che violano la dignità della persona o creano un clima intimidatorio (Direttiva UE 2006/54/CE). Purtroppo, soprattutto le molestie verbali vengono spesso sottovalutate o normalizzate, portando a un progressivo deterioramento dell’ambiente lavorativo. Non affrontare questi problemi significa accettare un rischio concreto: perdita di talenti, aumento del turnover, calo della produttività e danni economici all’impresa.
Perché introdurre la consigliera di fiducia in azienda?
La consigliera di fiducia non è solo una figura di supporto, ma una risorsa strategica per l’impresa. Tra le sue funzioni principali ci sono:
- ascolto e consulenza qualificata per i lavoratori;
- prevenzione e gestione dei conflitti interni;
- formazione e sensibilizzazione su benessere lavorativo, discriminazioni e violenza psicologica;
- supporto al conseguimento e mantenimento della certificazione sulla parità di genere.
Già ampiamente adottata nella pubblica amministrazione, questa figura rappresenta oggi una scelta lungimirante anche per le aziende private, che vogliano tutelare il proprio capitale umano e costruire un ambiente realmente inclusivo e rispettoso.
La cultura aziendale cambia anche attraverso le azioni concrete
La nomina della consigliera di fiducia non è solo un adempimento formale: è una scelta che dice molto di un’azienda. Oggi più che mai, dotarsi di strumenti concreti significa proteggere le persone, prevenire i rischi legali e costruire imprese più forti e sostenibili. Se vuoi capire come introdurre la figura della consigliera di fiducia nella tua azienda o vuoi implementare politiche efficaci contro la violenza e la discriminazione, contattami su franco@cclegal.it.
Avv. Giorgia Franco